Ansel Adams e il Sistema Zonale

Molti ritengono che le mie immagini rientrino nella categoria delle "foto realistiche", mentre di fatto quanto offrono di reale risiede solo nella precisione dell’immagine ottica; i loro valori sono invece decisamente "distaccati dalla realtà". L’osservatore può accettarlo come realistico in quanto l’effetto visivo può essere plausibile, ma se fosse possibile metterli direttamente a confronto con i soggetti reali le differenze risulterebbero sorprendenti.(Ansel Adams)

Un doppio volume edito da Zanichelli nel 1987 e scritto dal grande fotografo statunitense Ansel Adams, pur con la sua datazione ormai vetusta e considerando che si è nell’era digitale, conserva una sua attualità mirabile.
L’opera consta di due volumi rilegati, il primo si intitola “Il negativo” e il secondo, “La stampa” e come si può dedurre dai titoli, tratta i rispettivi argomenti, assi portanti del fare fotografico, con la puntuale e impareggiabile sapienza che uno come Adams può mettere in campo.
Giacevano nella mia libreria da una decina di anni, indisturbati fino ad oggi che ho deciso di tornare a sfogliare il primo con quella strana curiosità nostalgica che capita nei momenti di piccoli bilanci personali.

Le fotografie di Adams sono famose per la qualità assoluta delle immagini e sono da molti considerate l’archetipo della perfezione tecnica in fotografia.
Il processo di formazione dell’immagine fotografica finale nella mente del fotografo consiste nel mettersi in relazione col soggetto e prendere coscienza delle potenzialità espressive della sua immagine.
In questo processo vi è un grande limite invalicabile, ossia l’impossibilità di trasferire nell’immagine finale tutta la gamma di luminosità che il soggetto presenta. Ciò è dovuto a limiti strutturali di carattere tecnologico ma questo è uno svantaggio che, nello stesso tempo si traduce in vantaggio in quanto determina la qualità espressiva della stampa finale. Definisce un sistema di segni che concorrono a creare il “linguaggio fotografico”.
Proprio questo linguaggio consente al fotografo di oscillare tra rappresentazione fedele del reale e distacco assolutamente soggettivo da quest’ultimo, l’equivalente di quanto vidi e sentii [1]

Se riesco nel mio intento, chi osserva l’immagine la fa propria e risponde emotivamente ed esteticamente al suo richiamo, nonostante sia lecito supporre non esistano due sole persone al mondo che vedano quanto le circonda nel medesimo modo [2]

Nella fotografia in bianco e nero rappresentiamo una realtà multicolore e tridimensionale col bianco, il nero, e una vastissima gamma di grigi intermedi e in due dimensioni. Possiamo sicuramente intervenire proprio su l dosaggio di queste tonalità per determinare la resa finale di quanto visualizzato. Un fotografo di buona esperienza deve essere in grado, con buona approssimazione, di prevedere l’esito finale di ciò che vede nel mirino.

Un’altra cosa da tener presente è la gamma di luminosità che caratterizza una pellicola o un sensore CCD. Essa, nelle migliori ipotesi, non supera il valore di 1/100, che significa che la zona più nera di una stampa riflette 1/100 della luce riflessa dalla zona più bianca, quando, nella realtà, tale valore può essere superiore a 1/10000.
Per questa ragione, una stampa è sempre il risultato di un compromesso nel quale il fotografo determina il tipo di grigio da associare a una determinata zona. In qualche modo, questa è l’essenza del sistema di esposizione a zone o zonale, messo a punto e utilizzato da Ansel Adams.
Il sistema zonale consente il completo controllo dell’immagine da parte del fotografo facendola diventale prodotto creativo, risultato di una scelta “culturale” e. come tale, fruibile in modo “culturale”.
Ansel Adams intraprese lo studio del pianoforte, che poi abbandonò in favore della fotografia e un legame tra questi due elementi non è difficile da trovare proprio nella teoria dello Zone System. Egli fu il fotografo del mito americano nella maestosa vastità dei selvaggi scenari naturali, nei paesaggi incontaminati, negli alberi secolari e le montagne immacolate. Le foto di Adams rappresentano la visione surreale dell’impeto primordiale della terra, la forza sublime della natura che si rivela all’uomo attraverso l’immensa immutabilità degli spazi.

NOTE
[1] Alfred Stieglitz
[2] Ansel Adams, Il negativo, Zanichelli 1987, pag. 2

Fotografie:
1-Ritratto di Ansel Adams, anonimo
2-Aspens, northern New Mexico (Adams)
3-Monument Valley, Arizona (Adams)
4-Oak tree sunset (Adams)
5-Winter sunrise (Adams)

Bibliografia:
Ansel Adams, Il negativo, Zanichelli, 1987

Ansel Adams, La stampa, Zanichelli, 1987

Internet:
www.fotochepassione.com/AnselAdams/AAprima.htm
http://fotografia.pastrugni.com/tecnica/zone/


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