Mario Cresci, l'archivio della memoria

[…] E' quest'ultima una fase (come gran parte del mio lavoro) che si pone come prassi operativa, come un progetto nel tempo (soggetto a verifiche) inteso a catalogare dati, informazioni, analogie e riferimenti scritti e visivi.

L'immagine 'epica' di sapore bressoniano o l'esaltazione di una visione del mondo generalizzata e ricondotta a formule visive precostituite (per cui ogni immagine deve essere necessariamente il codice di una nuova visione della realtà), viene sostituita da un'altra che, oltre a esprimere sé stessa come atto privato, tende e prolungarsi nei rapporti del vissuto con il lavoro quotidiano.

Mario Cresci, fotografo


La frase riportata all'inizio, vero e proprio manifesto artistico di Mario Cresci, è tratta dal libro 'L'archivio della memoria', catalogo di una mostra tenuta a Torino nel 1980 ed edito dalla Regione Piemonte.

Il libro è in mio possesso da una trentina di anni e proprio in questi giorni lo sto rileggendo/riguardando.

La grande affinità che avverto tra la mia sensibilità e l'opera di Cresci rende il mio sguardo malinconico e tuttavia 'nuovo' nella sua rinnovata capacità di collocare l'opera di Cresci in una più congrua dimensione metodologica rispetto alle precedenti e datate letture.

Incredibilmente il libro è ancora in catalogo ed è reperibile su Amazon a 130 euro.


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